eleonora marchiafava
Donne, madonne, regine e scrittrici
Avvolta nelle buie atmosfere alla corte di Her Majesty Elizabeth, interpretata da Cate Blanchett nel brutto film premio Oscar per i costumi, mi son chiesta l'altra sera, fra traditori e cospiratori d'ogni genere, a chi mai affidare il ruolo di consigliere fidato qualora venissi incoronata regina. Le prime due persone che mi sono venute in mente sono state Alessandro Barbero e Cristina da Pizzano. Capirete senz'altro perché.
Alessandro Barbero ha già un suo ben nutrito pubblico di fedeli, ovunque vada. A settembre è stato a Gambolò (dalle mie parti), dove nel febbraio del 2018 è stata trovata una necropoli risalente all'Alto Medioevo. «Chissà quante altre possono venir alla luce scavando», ha detto con saggezza popolare Barbero, in apertura della conferenza sui Longobardi che potete rivedere qui sul sito del Museo Archeologico Lomellino. Si imparano un sacco di cose dai longobardi.
Si imparano un sacco di cose anche da Alessandro Barbero, storico, scrittore e docente presso l’Università del Piemonte Orientale, del quale ripesco il racconto che fece nel 2012 al Festival della Mente di Sarzana (quest'anno ha raccontato le rivolte popolari nel Medioevo) quando, ospite di tre serate ognuna dedicata a una donna vissuta nel Medioevo, deliziò il pubblico narrando di Cristina da Pizzano, che partorì sì molti figli, dimostrando grande dedizione alla famiglia - come la tizia che sta nell'alto dei cieli nella misera vignetta pubblicata da Radio Maria l'estate scorsa - ma che rivendicò pure il diritto di dedicarsi a fama onore gloria e sonanti monete d’oro.

Cristina da Pizzano occupa anche le pagine del libro di Barbero Donne madonne mercanti & cavalieri. Sei storie medievali, pubblicato tempo fa da Laterza nella serie “I libri del Festival della Mente” diretta da Giulia Cogoli. Il volume raccoglieva i testi delle lezioni tenute da Barbero al Festival di Sarzana tra il 2011 e il 2012. Nel libro i personaggi erano sei, di cui tre donne - le altre due erano Caterina da Siena e Giovanna d’Arco - e tre uomini – il frate Salimbene da Parma, il mercante fiorentino Dino Compagni e il cavaliere francese Jean de Joinville. In buona compagnia, insomma.
«Chi erano, come pensavano, come vedevano il mondo uomini e donne del Medioevo?», scriveva Barbero nella premessa. «In questo libro faremo conoscenza con sei di loro: un frate, un mercante, un cavaliere; la figlia d’un artigiano, la figlia d’un dottore, la figlia d’un contadino. Può sembrare un modo sessista di cominciare: queste tre donne hanno fatto ben altro nella vita, oltre ad essere figlie di qualcuno».
«Ma lo scopo è di far capire fin dall’inizio un aspetto fondamentale della società medievale: i ruoli sociali sono appannaggio degli uomini; le donne hanno un ruolo che non dipende da loro – a meno che non siano donne eccezionali, capaci di costruirsi un destino fuori del comune, come appunto le tre di cui parleremo».
Cristina da Pizzano «è l’unica delle nostre tre donne medievali che non sia stata fatta santa, l’unica che non sia morta giovane, l’unica che da molti punti di vista è stata una donna "normale", secondo la mentalità del suo tempo: si è sposata e ha fatto dei bambini», ci racconta Barbero. «Anche Cristina, però, è una donna straordinaria, e se di lei sappiamo tante cose è proprio per questo: perché Cristina è, si può dirlo senza timore di sbagliare, la prima donna che ha concepito se stessa come scrittrice di professione, che si è guadagnata da vivere ed è diventata famosa scrivendo libri. E se su di lei abbiamo tante notizie è proprio per questa ragione».
Rimane vedova a 25 anni e decide di non risposarsi. Fa causa allo Stato per riscuotere anni di stipendi arretrati del marito (vince dopo 14 anni di battaglie legali). Del caso scriverà in prima persona:
«È abitudine di tutti gli uomini sposati non parlare dei loro affari, non spiegarli completamente alla moglie, e questo provoca spesso conseguenze negative, come ho sperimentato io stessa, e non è una cosa di buon senso: un conto è se la moglie è una stupida, ma se è prudente e saggia è assurdo che il marito non le spieghi i suoi affari.»
È la prima donna a scrivere un libro di storia (su Carlo V, su commissione del Duca di Borgogna), e la prima a mettere in piedi una bottega editoriale: per progettare ogni sua opera, assume copisti professionali e autori di miniature, fra cui una donna.
Cristina scrive di tutto: ballate, opere di narrativa, saggi di politica e di filosofia, trattati di arte militare.
Per prima scrive che le tasse sono necessarie e che i funzionari pubblici dovrebbero sostenere un esame di Stato per meritarsi l'uffizio.
Scrive un trattato dedicato al figlio, Insegnamenti per mio figlio, su come bisogna trattare le donne. «Ecco che cosa raccomanda al figlio», scrive Barbero:
«Non ingannarle, le donne, non andare in giro a sedurle e poi magari vantartene, non parlar male di loro, non fare come tutti gli altri uomini che quando hanno bevuto cominciano a ridacchiare e dire che le donne sanno solo parlare, sanno solo piangere, e a parte questo sono buone solo a letto: non ripetere anche tu queste stupidaggini.»
»Se sposi una donna, purché sia una donna saggia – perché se sposi una stupida non c’è niente da fare –, dalle fiducia nella gestione della casa: dev’essere la padrona della casa, dopo di te, non la serva, non è la tua serva».
Scatena un dibattito letterario attorno al Roman de la Rose e, con il suo libro La città delle dame, decide che tocca a lei farla finita coi luoghi comuni sull'inferiorità delle donne:
«Non sono i dotti il vero problema, chi impedisce alle donne di studiare sono gli uomini ignoranti che non sopportano di vedere una donna che ne sa più di loro».

Leggete Alessandro Barbero, che la sa raccontare molto meglio di me. Prendetevi un'ora di tempo e ascoltatelo se avete mire da re o regine, se dovete resistere alla tentazione di spaccare la testa al vicino, come avrebbe fatto un buon longobardo, o se state cercando semplicemente una scusa per non svuotare la lavastoviglie. Però ascoltate Alessandro e Cristina, se volete capire perché sarebbero i migliori consiglieri del regno.